La viva testimonianza di come doveva essere la zona del basso padovano.
Dove si trova l’Abbazia di Santo Stefano di Carrara
È a Due Carrare.
Per l’esattezza, così non si offende nessuno, è in quella che una volta era il comune di Carrara Santo Stefano. Carrara San Giorgio e Carrara Santo Stefano si uniscono solo nel 1995 e storicamente i due comuni rappresentarono due poli completamente diversi per la vita degli abitanti della zona.
San Giorgio, con il castello dei Carraresi, era il centro politico mentre Santo Stefano, con l’Abbazia, ne era il cuore religioso.
La prima volta che l’ho vista è stato a causa di un errore del navigatore che ancora oggi, dopo anni, confonde i due ex comuni. Il realtà dovevo andare a visitare i Mulini di Pontemanco ( ex Carrara San Giorgio).
Non conosco molto la bassa padovana e sono rimasta colpita di trovare così all’improvviso un’abbazia di cui non sapevo nemmeno l’esistenza! Tanta era la curiosità di vederla all’interno che ho programmato appositamente una visita.
Perché proprio a Due Carrare
Mi sono fatta raccontare la storia di questa abbazia e del perché sia stata costruita proprio qui.
Un tempo, probabilmente, nelle vicinanze passava uno dei rami dell’Adige e sommato al fatto di essere quasi certamente parte di una centuriazione romana fa pensare che la zona fosse interessata da scambi commerciali, rendendolo un centro urbano di notevole importanza.
Le prime presenze monastiche risalgono attorno al 900 ed è certo che in questa zona ci fosse il monastero più antico di tutta la provincia di Padova.
Non solo il più antico ma molto probabilmente anche il più importante e più ricco di terreni.
L’attuale costruzione, risalente circa all’anno 1000, sorge su un precedente oratorio sotterraneo dedicato a Sant’Andrea, ora non più presente.
![Abbazia di Santo Stefano di Carrara, mosaico - © Arcobalenoblue Abbazia di Santo Stefano di Carrara, mosaico - © Arcobalenoblue](https://www.arcobalenoblue.it/wp-content/uploads/2018/01/ABBAZIA_14.jpg)
Cosa ci aspetta all’interno
Quella che vediamo adesso è una costruzione diversa. Il chiostro, salvo alcune tracce, è del tutto sparito. Ma quello che rimane è una struttura di grande importanza.
L’Abbazia di Santo Stefano ha forma romboidale (lo confesso è la prima volta che mi capita di trovare una chiesa così!) e il tetto è a capanna.
La struttura ha un’acustica perfetta ed è per questo motivo che è stato installato qui una parte (le altre due sono andate distrutte) di un pregiatissimo organo settecentesco del Callido. Circa 700 canne dal suono ineguagliabile.
![Abbazia Santo Stefano di Carrara, organo del Callido - © Arcobalenoblue Abbazia Santo Stefano di Carrara, organo del Callido - © Arcobalenoblue](https://www.arcobalenoblue.it/wp-content/uploads/2018/01/ABBAZIA_9.jpg)
I pavimenti sono dell’800 in trachite di Monselice e biancone di Verona.
Spicca il grande mosaico davanti all’altare la cui datazione è ancora incerta. Secondo alcuni sarebbe del 1300 secondo altri, essendo di un livello più alto rispetto al resto del pavimento, potrebbe essere, invece, ciò che rimane dell’antico coro dei monaci.
![Abbazia Santo Stefano di Carrara, mosaico centrale - © Arcobalenoblue Abbazia Santo Stefano di Carrara, mosaico centrale - © Arcobalenoblue](https://www.arcobalenoblue.it/wp-content/uploads/2018/01/ABBAZIA_4.jpg)
Altro elemento di pregio è il basso rilievo in terracotta policroma che si può vedere in una nicchia a sinistra dell’altare. L’opera è di Andrea Briosco, detto il Riccio, e rappresenta il Cristo in pietà tra la Vergine e San Giovanni. Risale alla fine del ‘400 e ha la particolarità di non essere un unico blocco ma le tre figure sono staccabili. Questo favorisce il trasporto in giro per il mondo per essere ammirato in tutta la sua bellezza. Collocata così in alto non permette di osservarne i particolari come la brillantezza dei pigmenti usati e la doratura dei capelli, tecnica appresa dal Briosco in gioventù.
![Abbazia Santo Stefano di Carrara, terracotta di Andrea Briosco - © Arcobalenoblue Abbazia Santo Stefano di Carrara, terracotta di Andrea Briosco - © Arcobalenoblue](https://www.arcobalenoblue.it/wp-content/uploads/2018/01/ABBAZIA_6.jpg)
Senza dubbio la cosa che mi ha colpito di più è stato il mausoleo di Marsiglio da Carrara.
Alla sua morte, il secondo Signore di Padova, fu sepolto provvisoriamente nella Basilica del Santo per poi essere portato qui come da sua volontà.
Al centro la Madonna in trono con il bambino, a destra Sant’Antonio che le raccomanda Marsilio e a sinistra San Benedetto.
Ai lati una versione non convenzionale dell’annunciazione a Maria.
Generalmente l’arcangelo Gabriele è a destra e Maria a Sinistra. Qui le posizioni sono invertite.
La qualità artistica è notevole e riconosciuta anche al tempo della sua costruzione tanto da essere considerata un modello a cui tendere per i periodi successivi.
![Abbazia di Santo Stefano di Carrara, mausoleo di Marsilio da Carrara - © Arcobalenoblue Abbazia di Santo Stefano di Carrara, mausoleo di Marsilio da Carrara - © Arcobalenoblue](https://www.arcobalenoblue.it/wp-content/uploads/2018/01/Abbazia_1_01.jpg)
![Abbazia di Santo Stefano di Carrara, particolare del mausoleo di Marsilio da Carrara - © Arcobalenoblue Abbazia di Santo Stefano di Carrara, particolare del mausoleo di Marsilio da Carrara - © Arcobalenoblue](https://www.arcobalenoblue.it/wp-content/uploads/2018/01/ABBAZIA_5.jpg)
Infine il campanile.
Non sempre è possibile visitarlo, l’accesso è ammesso solo se accompagnati ma percorrere i suoi gradini (se si è fortunati di trovare una giornata baciata dal sole) vi ripaga con un bellissimo panorama.
Visitare l’Abbazia di Santo Stefano di Carrara
Ora rimane solo una parte del monastero benedettino originario e si può solo immaginare la grandezza e l’importanza che aveva per il territorio.
Se volete approfondire la sua storia vi consiglio di contattare chi gestisce il gruppo Facebook dedicato all’Abbazia. Vi daranno tutte le informazione possibili con la passione di chi ama questo luogo.
Merita sicuramente una visita.
Non solo per chi non la conosce ma anche per le persone che passano di là magari un po’ distratte senza pensare che qualche secolo fa era uno dei luoghi più importanti di tutta la provincia.
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