Nel quartiere di Chiesanuova c’è un piccolo cimitero, detto anche cimitero inglese, dove riposano i corpi del caduti del Commonwealth nel secondo conflitto mondiale.
Il suolo di questo cimitero è stato donato dal popolo italiano per l’eterno riposo dei marinai soldati e aviatori alla cui memoria è qui reso onore.
Perché Padua War Cemetery?
Passando in queste zone sono sempre stata incuriosita dal cartello che segnalava la presenza del cimitero inglese.
Davanti c’è un piccolo parcheggio, talmente piccolo che se percorri via Della Biscia in auto nemmeno lo vedi. L’ho notato solo quella volta che ho deciso di partire da casa con l’intenzione di visitarlo.
Eppure era lì, al numero 126.
La prima cosa che mi sono chiesta è perché hanno scelto questo posto.
Ho scoperto che qui morirono la maggior parte dei militari appartenenti all’alleanza. In realtà qui sono seppelliti anche i soldati che hanno perso la vita in altre zone comunque vicine come il Rodigino e il Ferrarese. Altre tombe si possono trovare anche nel vicino cimitero maggiore.
Questo però è l’unico che accoglie solo soldati stranieri da qui il fatto di essere chiamato comunemente cimitero inglese.
Non farò il bignami della seconda guerra mondiale (sicuramente conoscete la storia meglio di me).
Attraversando l’ingresso quello che mi ha colpito è stato senza dubbio l’ordine rigoroso e la grande cura del luogo. Un aspetto che mi ha sorpreso.
Immaginavo un luogo rimasto agli anni ’40, un po’ abbandonato a causa dell’inevitabile distanza dei parenti che possono prendersi cura dei propri cari.
Ha lo stile semplice dei cimiteri britannici. E’ composto da 6 blocchi di semplici lapidi all’apparenza tutte uguali.
Lapidi in riga. Ognuna con una lettera e un numero.
Al centro la croce del sacrificio. Solo un roseto, curatissimo, lo separa dai campi e dalle case vicine. Indipendentemente dalla stagione è facile trovare dei fiori sulle tombe.
Non ho resistito alla tentazione di leggere le iscrizioni immaginandomi le storie delle persone.
Ragazzi (e qualche ragazza), la maggior parte di 20 anni. Cosa li avrà spinti a combattere così distanti dalle loro case con il rischio di non poterci più tornare?
Più ci penso e meno trovo una spiegazione.
Passando da una lapide all’altra si possono trovare, non solo Britannici, ma anche persone del Sud Africa e della Nuova Zelanda. Proprio in Nuova Zelanda, durante un mio viaggio, avevo trovato una targa che ricordava i loro morti nella seconda guerra mondiale. Mi ha fatto un certo effetto trovare i loro nomi proprio a pochi chilometri da casa mia.
Alcune storie dei soldati seppelliti al Padua War Cemetery
Una delle storie che mi ha colpito di più è sicuramente quella riguardante David Kennedy Raikes Wright.
Pilota, poco più che ventenne e amante della poesia. Ritrovato insieme agli altri 3 compagni nelle campagne ferraresi solo nel 2011 grazie alle memorie di un anziano che ricordava di aver visto cadere il loro aereo e a un gruppo di appassionati di archeologia aeronautica. Nella recente cerimonia di sepoltura alcuni parenti hanno letto una raccolta delle sue poesie scritte e probabilmente inviate ai propri parenti nei periodi trascorsi al fronte.
Le ricerche continuano ancora nonostante siano passati molti anni dalla fine della guerra. Basta pensare al recente ritrovamento di un aereo vicino a Polesella, Rovigo, da parte dell’Associazione Aerei Perduti del Polesine. Il pilota era già stato trovato nel 1946 e seppellito provvisoriamente in zona prima di trovare riposo nel Padua War Cemetery.
E chissà quanti altri frammenti di storia emergeranno dai nostri territori grazie alle associazioni che si occupano di aerei perduti.
Oltre al significato storico è un luogo che, a me personalmente, fa un effetto di pace e di serenità.
Bella la panchina che si trova in fondo al cimitero: sembra proprio un invito a sedersi, magari con un libro, e fare compagnia a questi ragazzi.
(fonti: sito web del Commonwealth War Graves Commision www.cwgc.org , RovigoOggi.it, PadovaOggi.it e Il Mattino di Padova)
Conosco il cimitero. Bello e delicato il pezzo e le fonti fotografiche. Complimenti.
Grazie Pietro per aver letto il post e grazie per i complimenti! Ero indecisa fino all’ultimo se pubblicarlo o meno. Avevo il timore di mancare di rispetto a qualcuno. Usando il termine delicato mi confermi che ho preso la direzione giusta!
Ci sono cresciuto vicino, è uno dei miei rifugi quando ho i ‘diavoli’ e cerco un po’ di pace.
Come se ogni volta fosse la prima, scorro le lapidi una ad una.
Quel silenzio… quante cose può dirci.
Complimenti, mi è piaciuto molto.
Grazie Riccardo per aver letto il post 🙂
Anche per me è un posto speciale.
Un luogo dove posso staccarmi un po’ dal vortice che mi circonda.
Perché e quando hanno tagliato i meravigliosi ippocastani che lo abbellivano?
Salve Lorenzo, purtroppo non so rispondere alla sua domanda. Ha provato a sentire chi gestisce il cimitero? Le lascio l’indirizzo e-mail trovato nel sito della Commonwealth War Graves Commission enquiries@cwgc.org. Se ha notizie le andrebbe di condividerle? Grazie, Roberta
Mi chiamo Patrizia Donà , sono una ricercatrice di storia della seconda guerra mondiale. Volevo complimentarmi per la descrizione del cimitero Militare. I nostri italiani sono sepolti nei cimiteri esteri e noi abbiamo le sepolture di chi è deceduto durante le fasi della liberazione del nostro territorio. Questi giovani erano obbligati ad arruolarsi nell’esercito, e a combattere… Finita la guerra il grande numero di morti non ha permesso il loro rimpatrio. Si decise allora di destinare aree cimiteriali monumentali storiche dove raccogliere i soldati deceduti. Per esempio solamente in Germania ci sono : Cimitero militare di Colonia che raccoglie i resti di circa 4.ooo italiani, Amburgo altri circa 4000 italiani Berlino sono 1270 Francoforte sul Meno altro numero spropositato. Il trattato di Ginevra fece si che ogni stato alla fine della guerra destinasse aree cimiteriali e custodisse i poveri resti di chi aveva combattuto . Oggi la cura è affidata al Ministero degli esteri che tramite le ambasciate hanno il compito nelle date istituzionali di commemorare tutti questi soldati. Brava l’articolo è bellissimo . Grazie per la sensibilità e per il rispetto che tali luoghi ancora riesce a trasmettere
Patrizia Donà
Grazie Patrizia per il commento! Ho aspettato anni prima di trovare il coraggio di entrare e di scriverci un post: avevo paura di mancare di rispetto a quei ragazzi e alle loro famiglie. Grazie per le sue parole e per aver trovato il tempo di condividerle con me. Roberta
È sempre lodevole il comportamento di tutti coloro i quali si preoccupano di far ricordare ai propri contemporanei che ci furono giovani italiani e non, i quali perirono giovanissimi, precipuamente, in conseguenza del loro status di militari ma non soltanto di militari. Mio zio Buglione Vincenzo classe 1921, militare italiano, gravemente malato, fu catturato a Durazzo in Albania dov’era di stanza, subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e deportato dai tedeschi in Germania. Fu poi rilasciato dai tedeschi in ritirata per le sue gravi condizioni di salute ma fu ritrovato morto per annegamento l’11.11.1944 a Padova. Non si è mai saputo cosa accadde veramente a questo nostro congiunto e del quale sono omonimo. Alla sua memoria mi è stata consegnata la medaglia d’onore concessa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per gli italiani deportati in Germania. Potreste darmi informazioni in tal senso?
Purtroppo Vincenzo io non sono in grado di aiutarla. Ha provato a contattare l’autorità che le ha consegnato la medaglia? Potrebbe avere un fascicolo su suo zio. In bocca al lupo per la ricerca!
Grazie mille per aver ricordato l’esistenza di questo luogo pregno di memoria e di storia. Mi permetto un piccolo appunto alla domanda cosa li avrà spinti a combattere e a morire lontani da casa purtroppo una risposta c’è ed è che furono obbligati, date le circostanze con la leva obbligatoria, chi si rifiutava veniva accusato di diserzione per la quale era prevista la fucilazione. Questo avvenne in tutte le nazioni coinvolte nel conflitto.
Flavio di Stanghella.
Grazie Flavio per il complimento e soprattutto per la sua riflessione che condivido pienamente. Roberta
Lo struggimento provato entrando in quel luogo mi ha fatto provare un senso di rispetto per la vita che ho provato raramente. Nel constatare nomi e date di morte di quelle giovani esistenze terminate lontano dalla loro casa e per la nostra libertà mi ha fatto calpestare quel luogo così ben tenuto con un rispetto assoluto. La ricchezza di poter vivere la propria vita da uomini liberi, che dura da allora , è legata a quei sacrifici probabilmente ingiusti che non dobbiamo dimenticare. Lo stare in quel luogo è una sensazione unica. Invito tutti a entrarci e a rendere vivo quel sacrificio e quella memoria unica terribile preziosa. Solo il pensiero che il creatore li ha vicini placa il senso di disperazione nel pensare a loro, uomini costretti per uomini liberi . Michele
Grazie mille Michele, hai colto perfettamente lo spirito di questo posto. Roberta